Il massiccio montuoso della Presolana nelle Prealpi bergamasche è la montagna più rappresentativa delle Orobie. Un luogo con sentieri di diverse difficoltà che permettono di godere di viste panoramiche e vari percorsi di trekking abbastanza personalizzabili in base alle capacità. Questo è un percorso che si può fare in una giornata, ma questa volta preferisco indugiare e ammirare in silenzio il tramonto e il nascere di un nuovo giorno lontano dalla valle. Per questo ho portato con me tenda e sacco a pelo.
Sentiero 315
In un caldo week end di giugno ho deciso, quindi, di fare il percorso sui sentieri della Val Seriana partendo dal Passo della Presolana (m. 1.297) che collega la Val Seriana con la Val di Scalve fino alla Cappella Savina (2085 m) e quindi al bivacco città di Clusone, posto appena un po’ più sotto. Parcheggiata la macchina di fronte alla Casa Neve al Passo della Presolana, si imbocca una carrabile in leggera salita alla destra dell’hotel e ci incamminiamo lungo il sentiero che conduce al Rifugio Carlo Medici ai Cassinelli (1568 m). La strada è sterrata e continuiamo dritti imboccando il sentiero vero e proprio immerso in una pineta con terreno umido. Qua e là ampi squarci nel bosco permettono una vista della vallata sottostante. Seguiamo sempre i segnavia rosso-bianco-rosso. Quasi in prossimità della malga c’è un un largo spazio senza alberi con l’indicazione delle direzioni. Il sentiero 316 che porta al Monte Visolo e il 315 quello che ci condurrà a Cappella Savina . Una decina di minuti e sulla destra, sul versante sud del Pizzo della Presolana, troviamo il Rifugio Cassinelli. Il locale è pieno di gente, ci facciamo largo tra la folla di clienti per prenderci una birra poi ci sediamo all’esterno ad ammirare lo splendido panorama. Fino al rifugio Cassinelli è un cammino facile che si percorre in un’oretta, adatto a famiglie e bambini. Da qui è consigliabile indossare scarponi ed utilizzare bastoncini da trekking.
Verso la cappella Savina
A questo punto si pone la scelta se andare a sinistra e salire per la valle dell’Ombra, oppure a destra per il sentiero chiamato “Calvario” fino alla Cappella Savina (1h 45′ dalla partenza). Il bivacco Città di Clusone è a 5 minuti poco più sotto. Già il nome Calvario indica una sfida e, avendo io ormai superato di 30 anni gli anni del Cristo mi sento immune da morte precoce. Ad ogni modo è d’obbligo verificare se il nome sia opportuno, perciò andiamo a destra. Ecco, qui finisce quella che si può considerare una passeggiata e il percorso sui ghiaioni si fa più impegnativo.
Il terreno diventa prevalentemente sassoso e la pendenza del sentiero aumenta notevolmente. Valutando anche la zavorra sulle spalle di circa 11 chili ciascuno, la salita si fa discretamente impegnativa. Con noi, infatti, abbiamo oltre alla tenda, sacchi a pelo e materassino anche naturalmente il cibo e l’acqua. Sorgenti da queste parti non ce ne sono, e raramente si vedono rimasugli di neve caduta dalle vette, ma è molto sporca ed inutilizzabile. Si crea quindi un loop discendente, gli zaini pieni di acqua fanno sudare sotto il sole, (è d’obbligo aggiungere cocente), quindi si beve col doppio vantaggio di dissetarsi e alleggerirsi la schiena, con il rischio di porre fine al circolo vizioso troppo presto e rimanere senza acqua. Niente, è una battuta che viene in mente quando si ricorda, ma quando ero là non mi veniva voglia di ridere. Del resto “non si può cantare e portare la croce”.
Comunque, il percorso è abbastanza ripido. Si sale in una sorta di “canalone” con ai fianchi pareti rocciose, attraversando ghiaioni molto sdrucciolevoli e scivolosi fino al Passo.
Quando si arriva alla Cappella Savina, la prima cosa che viene spontaneo fare è ammirare lo scenario di uno spettacolo meraviglioso che ripaga della fatica impiegata. Questa piccola cappella è situata a quota 2085 m sulla quale è affissa l’immagine della Madonna della Presolana. Venne eretta nel 1957 a ricordo di tutti i Caduti della montagna. Ai piedi di questo massiccio montuoso la nostra vista spazia dal Passo a valle fino al monte Pora. Una volta che ci siamo cibati, montiamo la tenda, anzi aiuto a montare la tenda proprio di fianco alla Cappella. Del resto, qui il terreno per piazzare una tenda sul piano ed avere una solidità dei picchetti è pochissimo.
Il silenzio della notte
Ormai la notte si è accompagnata al silenzio e si può fare solo una cosa, volgere gli occhi al cielo. Un’oscurità bardata di stelle. È difficile aggiungere altro, impossibile commentare la perfezione. È inutile dire che l’escursione termica tra giorno e notte è notevole, e un abbondante maglione copre la pelle che si sta arrossando dal sole del pomeriggio.
Svegliarsi presto, alle prime luci del mattino, è una cosa naturale quando si dorme in tenda. Essere completamente intorpiditi, anche. Aperta la cerniera e scivolati fuori dalla tenda, l’aurora, ormai, ha dato il via ad un nuovo giorno e l’alba ha colori più tenui come per non ferire la vista di chi si è appena svegliato e indugia sullo spettacolo attorno.
Fatta una spartana colazione, rimontiamo la tenda e rimettiamo negli zaini le nostre cose. Del resto questo breve trekking ti dà la libertà dell’essenzialità e ti obbliga ad eliminare il superfluo. Ogni oggetto inutile ti potrebbe pesare come un macigno sulle spalle. Lo facciamo rapidamente, poi ci mettiamo ad osservare alcuni alpinisti che erano al Bivacco città di Clusone che si preparano per scalare la Presolana. Cerchiamo quindi la strada per il ritorno. Per cambiare un po’ il nostro itinerario percorriamo il sentiero della valle dell’Ombra sostando qua e là. Questo è un sentiero meno segnato di quello che abbiamo fatto in salita, meno sassoso, ma sicuramente più umido e scivoloso. Qui i bastoncini da trekking dimostrano tutta la loro utilità. Uno stop alla baita Cassinelli e poi via con l’ultima comoda camminata, verso la macchina.