PROSPERARE NEL DISORDINE
Pur non essendo un grande fruitore di libri di saggistica, tuttavia sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo testo, non solo perché è uno di quei libri che, come si suol dire aprono la mente, ma perché ha il pregio di sintetizzare pensieri ed osservazioni che spesso giacciono latenti e confuse dentro di noi.
Il libro di Nassim Nicholas Taleb, Antifragile, prosperare nel disordine, è un’opera multiforme, si tratta di 550 pagine che spaziano dalla filosofia, alla statistica, medicina. Taleb lo fa comunque in maniera intelligente, se cioè ci sono alcune parti di statistica poco comprensibili, queste sono bilanciate da altrettante discorsive e con spunti di humor. Questo fa si che, se un concetto sfugge da un’angolatura, niente paura, lo si può comprendere alle pagine successive. Alla fine del volume, tra l’altro Taleb mette un piccolo dizionario per rendere le cose più facili al lettore.
Taleb, già dal titolo di questo libro parte dalla considerazione che generalmente se si considera il termine “fragile” il suo opposto è visto come “robusto” o in ultima analisi l’abusato termine “resiliente”. Lui invece come opposto a fragile conia il termine antifragile. Per Antifragile intende tutte quelle cose che migliorano in condizione di incertezza, fatica e caos. Sono le risorse straordinarie che emergono nei momenti di difficoltà e permettono a un sistema o a una persona, di migliorare e crescere. Entrando nello specifico, secondo l’autore le cose antifragili sono tutte quelle che nascono da una forma autorganizzata, mentre le regole istituzionalizzate ed imposte dall’alto portano alla instabilità e fragilità perché in mancanza di stress e di prove le persone si adattano. Tra i diversi esempi che fa è quello di un esperimento fatto in Olanda segnaletica stradale. La presenza esagerata di regole e segnaletica fa sì che l’automobilista si adagi e tenda ad addormentarsi. Insomma, sono le difficoltà che insegnano e fanno crescere.
LESS IS MORE
In economia è molto critico verso le companies, cioè le aziende immense che hanno una struttura verticistica ed elogia invece le piccole imprese che hanno flessibilità, mancanza di reddito garantito che permette di stare sempre all’erta ed alla ricerca dell’innovazione. Dal punto di vista della macroeconomia la piccola impresa è preferibile perché il fallimento di un imprenditore è di insegnamento e miglioramento per gli altri. Questo non può succedere nelle corporations perché la crisi di una grossa azienda va a gravare su molti e qualora ci siano interventi esterni per supportarla, la condizione di fragilità sul lungo periodo continuerebbe creando maggiori vittime causate da una selezione innaturale. Questo è il motivo per cui Taleb è molto critico verso gli stati che intervengono per salvare le imprese. In poche parole, gli errori piccoli sono ammessi e fanno crescere, mentre un errore grosso distrugge (esempio banale: saltare 10 volte da un metro di altezza è molto meno pericoloso che farlo da 10 metri)
Gli interventi per correggere l’instabilità portano solo ad aumentare la fragilità, l’accettazione del rischio e del caos è invece un momento di crescita.
IATROGENESI ovvero danni causati dal guaritore
Taleb, nel libro, parla spesso di Iatrogenesi, termine che significa «causato dal guaritore», è il danno ovvero la tendenza ai danni causati dal guaritore, per esempio quando gli interventi del medico fanno più male che bene. La medicina ha fuorviato le persone per lungo tempo perché i suoi successi sono stati sbandierati, mentre i suoi errori sono stati letteralmente sepolti, proprio come tante altre vicende interessanti nel cimitero della storia.(p.366) E qui gli esempi che il libro porta sono molteplici Anche oggi quando si cura un bambino per una patologia psichiatrica immaginata o inventata, come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività o la depressione, invece di lasciarlo uscire dalla gabbia, nella maggior parte dei casi gli si procura un danno a lungo termine. Seguono esempi di medicine o comportamenti che creavano svantaggi più che vantaggi. Fino agli inizi del 2000 era utilizzato come antinfiammatorio il rofecoxib, e del danno cardiovascolare che produceva ci si è accorti anni dopo. La soluzione consiste nell’uso quando i benefici sono elevati e le patologie gravi e non quando il rischio di iatrogenicità superi i benefici della cura. Occorre andare dalla iatrogenità alla cura ogni volta che si può sostituire il farmaco con l’antifragilità umana. Facendo un esempio banale fare affidamento sugli analgesici spinge le persone a sottrarsi alla ricerca della causa del mal di testa con il metodo per tentativi: il disturbo potrebbe essere provocato da mancanza di sonno, tensioni a livello del collo o fattori negativi di stress, cioè bisogna sperimentare le cause andando per sottrazione prima di rivolgersi a pastiglie che sono la facile soluzione ma che alla lunga possono essere dannose.
Taleb da anche un valore al ruolo della religione che consiste nel domare la iatrogenicità dell’abbondanza, per esempio il digiuno fa abbandonare l’idea di aver diritto a qualcosa.
In medicina, in economia, nella istruzione, il fragilista è spesso un individuo nocivo che ci fa impegnare in comportamenti e azioni artificiali, i cui vantaggi sono piccoli e visibili e gli effetti collaterali, invece, subito invisibili e molto spesso si manifestano molto tempo dopo in maniera devastante.
La tecnologia è invece figlia dell’antifragilità
Molti studi effettuati negli Stati Uniti hanno messo in discussione il legame tra ricerca accademica e prosperità economica, perché osservando i risultati pare che siano le università che prosperano grazie alla ricchezza di un paese, e non che lo stato trae beneficio dagli studi accademici. Su quarantasei farmaci presenti sul mercato con vendite significative solo tre avevano un qualche legame con i finanziamenti federali, cioè, erano molti di più quelli scoperti casualmente che non quelli nati da un progetto specifico.
“Si pensa che l’innovazione derivi da finanziamenti, pianificazione, o da consulenze di esperti (che non hanno mai innovato niente). Si tratta di un abbaglio: per capire che cosa intendo, basta osservare il contributo decisamente elevato ai progressi tecnologici che, dalla Rivoluzione industriale alla nascita di Silicon Valley, è stato fornito da specialisti e imprenditori privi di istruzione … La tecnologia è invece figlia dell’antifragilità, sfruttata da avventurieri che hanno corso rischi su rischi, sperimentando e procedendo per tentativi (p. 60).
Ma iatrogenesi può essere applicata non solo alla medicina ma anche anche alle scienze politiche, all’economia, all’urbanistica, all’istruzione e a molti altri campi.
Mischiando matematica e filosofia antica Taleb mette in luce le credenze e le debolezze del sistema mondiale nel quale viviamo e le rapporta al microcosmo della vita del singolo.
La lettura di questo libro offre innumerevoli spunti di riflessione e dà consigli su come applicare questo modo di vedere i fatti nella quotidianità. Concludendo mi pare Taleb voglia mettere in evidenza che la soluzione di cercare di eliminare la selezione naturale in ogni campo va incontro ad una selezione innaturale molto più devastante.
Il libro è pubblicato da il Saggiatore.