Aprile 30, 2025

CERTOSA DI PAVIA


la foto raffigurante la CERTOSA DI PAVIA

 

Là dove il Ticino va stancamente a morire nel Po c’è la città di Pavia. Ad anticiparla ad una decina di chilometri, forse meno, troviamo la Certosa. È un monastero di grosse dimensioni, bello e racchiuso in sé stesso dalla vacuità e banalità del mondo attorno. A fare scudo, dentro questo gruppo di edifici sono rimasti sei monaci dal carattere arcigno ed essenziale, quel che serve per proteggersi dai venti esterni. Non so se ce ne sarebbe la necessità, perché oltrepassato l’alto cancello in ferro, ci si trova di fronte, oltre il prato, ad una facciata immensa fatta di statue, bassorilievi, formelle. Tutte lì a ricordare oltre il tempo, composto da 500, 600, 700 anni, santi e condottieri. Tutti personaggi che paiono non rassegnarsi alla loro fine, ma trascendere nel tempo e nello spirito. Che non ci sia rassegnazione alla morte, ma voler sopravvivere a sé stessi lo dimostra la tomba di chi, questo monastero lo ha voluto e concepito. Galeazzo Visconti e la consorte, infatti, tra queste colonne da secoli, testimoniano le aspirazioni all’eternità. Pare un controsenso la bella riproduzione in marmo dei due sposi distesi e sotto immaginiamo i loro corpi o, meglio, quello che ne rimane. L’aspirazione di eternarsi nel maestoso edificio creato per ricordarci che tutto è vanità. Ci sono anche due chiostri, uno più piccolo (se così si può dire) ed uno ampio e spazioso, entrambi circondati sui lati da corridoi coperti, che permettono il passeggio e si aprono al verde prato centrale con una serie di arcate. È nel secondo, quello che potrebbe ospitare un campo di calcio che il religioso accigliato dice:” Qui, fino all’Ottocento venivano sepolti i monaci. Questo permetteva di ricordare, mentre si lavorava la terra che la morte ci era vicina”. Detto questo la visita è terminata e il monaco ci indirizza verso l’uscita e più in là la porta girevole in ferro ci permette uno ad uno di uscire mentre altri stanno rientrando.La foto raffigurante Chiostro Certosa di Pavia

 


PAVIABasilica di San Pietro in Ciel d'oro

Pavia è una città che pare essere ricoperta la polvere del tempo. Il monotòno andirivieni dei suoi abitanti, l’incontrarsi, guardare le vetrine, prendere l’aperitivo sembra essere vissuto con una spontaneità più semplice, meno artefatta, rispetto ad altre città vicine. Luoghi che di fronte alla banalità della giornata rispondono con una teatralità di terza mano. Qui no, non è così. Prima ho detto “polvere del tempo”, vediamo la semplicità di chi costruisce un ricordo. Una memoria non da poco. Non ci sono cartelli spettacolari a fare menzione che in questa chiesa (Basilica San Pietro) è sepolto S. Agostino  (dottore della chiesa) ed a pochi metri Severino Boezio o un re longobardo. No, nulla di tutto questo. Chi ha occhi per vedere, veda. E, magari trova il punto esatto dove Federico Barbarossa è stato incoronato Re d’Italia. Per gli altri c’è il castello Visconteo, quello è sufficientemente ampio da essere visto anche da un cieco.

 

 

In questa chiesa è sepolto S. Agostino

 

 

 

 

 

 

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