Connemara richiama immagini di colline e valli aperte e disabitate, miriadi di laghi collegati da ruscelli e fiumi, linee costiere intricate e spiagge incontaminate. Ed è questo il motivo che dopo avere soggiornato tre giorni a Galway decido di andare una settimana in Connemara. La mia scelta è caduta sulla campagna vicino a Tully, un paese della penisola di Renvyle, lungo la costa del Wild Atlantic Way. Tra la capitale del Connacht e quel paese sperduto c’è una distanza di una novantina di chilometri e le opzioni per raggiungerlo sono due: l’autobus o la macchina a noleggio
Raggiungere Renvyle
Il servizio Bus Eireann 419 parte più volte al giorno da Galway per Clifden attraverso Ougtherard. Il problema sorge dopo, perché c’è qualche bus da Clifden a Letterfrack, ma raggiungere la campagna di Tully poi diventa complicato. Senza contare che nella settimana di permanenza in Connemara muoversi coi mezzi pubblici sarebbe troppo difficoltoso. La soluzione ovvia è quindi noleggiare un’auto. Detto, fatto. Ho noleggiato un’auto a Galway, per la prima volta ho la guida a sinistra. Il GPS mi dice che sono una novantina di chilometri la distanza da percorrere per arrivare a Tully. Per uscire dalla città imbocco la R864 poi seguo le indicazioni che segnalano di immettermi nella N59 che va in direzione di Clifden. È a Maam Cross che inzia il Connemara vera e propria. Quando si entra nella regione si viene accolti dal cartello “Fáilte go Conamara”, che significa in gaelico irlandese “Benvenuto a Connemara”. Conamara vuol dire “Insenature del mare”. Il nome riflette la geografia costiera della regione, con la sua intricata rete di baie e coste rocciose. Passato il villaggio di Recess ci si immette nella R344 che porta a Letterfrank e da qui a Tully, per strade secondarie, ma comunque segnalate. Tully è un piccolo paese vicino al Parco Nazionale di Connemara con una chiesa, un market e il pub. C’è anche l’ufficio postale.
Da qui percorrendo con la macchina sentieri nella campagna inizio la ricerca del bungalow che mi ospiterà. Il paesaggio è selvaggio e il verde dei prati è spesso maculato da mucche e pecore che pascolano. Alcune, si mettono sulla strada e bisogna aspettare che si scostino. Anche qui i campi sono divisi da muretti, e i prati sono intervallati da torbiere, stagni e specchi d’acqua che cambiano colore repentinamente al mutare della luce e delle nuvole. Il vento impetuoso che soffia dall’oceano rende il tempo imprevedibile e nel giro di pochi minuti la scenografia cambia completamente
La Sky Road
Clifden è il centro più importante del Connemara, da queste parti la definiscono città ma in realtà è un borgo di poco più di 3000 abitanti, punto di partenza per le escursioni dei turisti. È da qui che parte la Sky Road, una stradina di 20 km ad anello fatta di saliscendi in mezzo al paesaggio costiero. Il percorso asfaltato asseconda la costa. Ci sono due possibilità per percorrere questo anello panoramico la Lower oppure la Upper Sky Road, personalmente ho scelto la Upper, è molto più completa. Da un lato prati verdi, cespugli bassi, pecore, mucche e cavalli mentre all’opposto le scogliere e l’Oceano. Considerata la giornata soleggiata e ventosa si possono scorgere le isole di fronte. La strada è stretta e andando in macchina quando si incontra un’auto nell’altro verso, il passaggio si fa difficoltoso. Tenendo presente comunque l’incanto di questo posto, in fondo non è molto affollata. Per poter ammirare con serenità lo scenario, lungo il percorso, ci sono diversi punti panoramici dove poter accostare e lasciare andare la vista oltre le scogliere verso l’orizzonte dell’Oceano. Già… Sky Road, “la strada del cielo” mai termine fu più appropriato.
La leggenda delle sette figlie
È una mattina nuvolosa quando ho deciso di andare a vedere quella che qui chiamano “la Chiesa delle Sette Figlie” o la chiesa di Renvyle che per l’appunto si trova o si dovrebbe trovare in questa piccola penisola. Accanto dovrebbero essere sepolte le sette sorelle. Dico, “si dovrebbe trovare” perché con la macchina si continua ad andare a vuoto tra ghirigori di stradine strette con pecore solitarie che sbucano dai prati adiacenti. Mentre con pazienza attendo che si spostino ho anche il tempo di notare che qui vivono libere senza un cane o il pastore che le controlla. Ognuna ha su un piccolo lembo del mantello lanoso una specie di vernice colorata che distingue la proprietà: dieci centimetri di rosso, poi più avanti alcune rosse e blu…etc. Comunque, riesco a trovare le coordinate della tomba
e della chiesa e grazie al Gps raggiungo l’antico cimitero (coordinate 53,6043181, -10,0340044).
Secondo la tradizione locale, le sette sorelle erano figlie di un re di Leinster o di un capo dell’isola di Omey, un’isola al largo della costa del Connemara. Soffrivano di una malattia sconosciuta che le rendeva cieche, sorde e mute. Il padre le portò nel Connemara in cerca di una cura e sentì parlare di un pozzo che aveva poteri curativi. Condusse le sue figlie al pozzo e bagnò loro gli occhi, le orecchie e la bocca con l’acqua. Miracolosamente riacquistarono i sensi e furono guarite. Il padre per gratitudine fece costruire una chiesa e le sorelle si fecero monache e andarono a diffondere il cristianesimo compiendo miracoli per il Connemara e le isole Aran. La leggenda racconta che morirono lo stesso giorno e furono sepolte nel cimitero accanto alla chiesa.
La tomba delle sette figlie
L’edificio sacro è in rovina e rimangono solo i ruderi circondati dall’antico cimitero collinare in parte ricoperto di vegetazione. Poco distante c’è il cimitero moderno che occupa il terreno pianeggiante a nord della chiesa e a un centinaio di metri c’è il pozzo sacro dedicato alle sette sorelle ricoperto dalla vegetazione. Non smette di piovere e far vento, mi metto gli stivali e la cerata e mi avvicino al cancello del cimitero. Non c’è un’anima in giro e si fatica a camminare tra questi resti. Del tempio, ormai a cielo aperto, rimangono solo pezzi di roccia tra le erbacce e le pietre rese scivolose dall’acqua. A una decina di metri c’è la tomba delle sette figlie. Si distingue facilmente dalle altre in quanto è a forma di una mano che regge il cuore con su scritte difficilmente leggibili. Se si alza lo sguardo dalla collina si vede in basso l’oceano increspato, e dell’isola di Inishboffin solo i contorni baluginare tra le nuvole che passano veloci. Degno spettacolo che avrebbe impressionato anche il pittore tedesco David Friedrich.
Abbazia di Kylemore
È una giornata di sole e il clima è mite quando decido di andare all’Abbazia di Kylemore. Ovunque ci sono cartelli indicatori e è facile arrivare all’ampio parcheggio. Questo maestoso edificio in stile neogotico in riva al lago Pollacapall è circondato da boschi ai piedi dei Monti Twelve Bens. Si tratta di 12 cime attorno ai 700 metri di altezza che sorgono all’interno del Connemara National Park. L’imponete edificio originariamente si chiamava Kylemore Castle ed era stato costruito intorno al 1863 come residenza per un ricco politico inglese di nome Mitchell Henry. La costruzione di questo castello iniziò nel 1877 quando Mitchell Henry decise di dedicarla in memoria della moglie morta. Dal 1920 qui vivono le monache benedettine e attualmente si sono ritirate in un’ala di questa abbazia-castello, mentre una parte è adibita a scopi turistici. L’interno è ben arredato e curato, ma si possono visitare solo poche stanze al primo piano pagando un biglietto di 17 euro. Una delle caratteristiche più notevoli dell’abbazia è la Chiesa neogotica che sembra una cattedrale in miniatura. Sinceramente dall’esterno questo luogo offre un gran colpo d’occhio, e la grande quantità di gente nel parcheggio e tutt’attorno lo conferma. A mio avviso è bello ammirare dall’esterno questa abbazia-castello che dà sulla riva del lago, ma non mi sento di consigliare di visitare gli interni.
È da considerare anche che dopo giornate passate qui, a vivere in mezzo a zone pressoché disabitate e aver sostato sulle scogliere in riva all’Oceano, giungere in questo sito sovraffollato e vociante è traumatico per lo spirito. Occorre considerare che per noi italiani, abituati ad avere ovunque opere d’arte e monumenti antichi autentici, questa costruzione neogotica seppur con un effetto visivo notevole dà un senso di artificioso ed innaturale nel contesto di questa regione.
Diamond Hill
Un altro luogo da visitare adatto anche per famiglie è una passeggiata a Diamond Hill. Si tratta di una cima all’interno del Parco Nazionale che offre una vista spettacolare sulla contea di Galway e sulle isole circostanti. Un sentiero che segue percorsi in ghiaia, passerelle di legno e gradini. Diamond Hill Walk è un percorso escursionistico di 6,7 chilometri con un dislivello di 350 metri in ghiaia, passerelle di legno e gradini. È composto da due parti a circuito, uno più facile, Lower Diamond Hill Walk di 3 chilometri, e un leggermente più impegnativ, Upper Diamond Hill Walk di 3,7 chilometri.
Per concludere, che dire? In questo spazio atemporale, con il vento e la pioggia che ti frusta il viso puoi provare la “meraviglia“. Che la comfort zone sia qui? Non so, però la vita sa nascondere sorprese.