Aprile 30, 2025

DADDIO – Una notte a New York

La foto raffigurante il film Daddio - Una notte a New York con Sean PennDaddio – Una notte a New York

Questo film è una sfida, cioè come un film può piacere portando l’unità di tempo e di spazio all’estremo. Brevemente, l’unità di tempo e di spazio nella rappresentazione del  teatro greco era un criterio che prevedeva che l’esibizione si dovesse svolgere in un luogo unico e si sviluppasse in un una giornata. Tanto per spiegare in poche parole senza farla lunga. Daddio – Una notte a New York, quindi la si può considerare un’opera teatrale trasposta in un film di un’ora e quaranta minuti.

Ne parlo qui perché il film mi è piaciuto. La cartina di tornasole per verificare il gradimento è per me la durata di resistenza davanti allo schermo. Sarà l’età, ma ultimamente sono discretamente intollerante ed ho una resistenza limitata sia davanti allo schermo che nella lettura di libri. Ma andiamo al dunque.

Il dunque

Il film si svolge tutto su un taxi. Un classico taxi giallo newyorkese. Per un paio di minuti, all’inizio del film si può godere dell’inquadratura dell’aeroporto J. F. Kennedy, poi, dopo che Girlie (interpretata da Dakota Johnson) ha messo il trolley ne bagagliaio, si è seduta dietro e Clark, il taxista (interpretato da Sean Penn) ha ingranato la marcia, la cinepresa inquadra solo l’interno dell’automezzo. Insomma, la gioia di un produttore cinematografico, poche spese per l’ambientazione e solo due attori da pagare anche se di ottimo livello. E proprio grazie a loro che l’opera scorre bene, fa riflettere senza mai diventare claustrofobica o noiosa. La regia e la sceneggiatura sono di Christy Hall.

Sean Penn

Penn interpreta il ruolo di un taxista che sta invecchiando e l’età gli permette quella conoscenza delle cose della vita e dell’animo umano che fa da pendant con l’inesperienza e la giovane età di Girlie. La trama è semplice. Una donna sulla trentina che torna a casa da un viaggio dove era andata a trovare la sorellastra, si ritrova in un taxi guidato da un loquace Sean Penn dalle mani ruvide ed avambracci discretamente nodosi. Qui il taxista inizia a parlare con la passeggera accomodante, ma quando il viaggio è costretto a fermarsi a causa di un incidente le chiacchiere diventano più sostanziose e trascendono la banalità. Insomma, il rapporto riesce a superare le barriere evidenti di genere, età, istruzione e classe. Molto si gioca sull’espressività e sui movimenti facciali del vecchio, in questo abbastanza rimarcati; in pratica il contrario della espressività inossidabile che aveva in This Must Be the Place (film diretto da Sorrentino nel 2011). Usa un linguaggio da uomo di strada e non deve essere stato faticoso per lui. Mi ricordo, infatti, quando ad una premiazione degli Oscar, aveva fatto scalpore che si era rivolto pubblicamente all’amico regista messicano Iñárritu dicendogli:” Chi ha dato la green card a questo figlio di puttana? Va beh, dettagli. 

Si tratta di uno psicodramma con tocchi di commedia, una storia semplice tra due persone che imparano a conoscersi e un incontro casuale con uno sconosciuto può influenzare la vita di una persona.

Resta il fatto, che malgrado le mie perplessità, il mio atto di fede è stato premiato da un film che fa riflettere senza annoiare.

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