Aprile 30, 2025
LEBA  – Il deserto e le dune mobili del Parco Nazionale Slowinski

 

 

Il Parco Nazionale Slowinski, vicino a Leba, è noto soprattutto per le sue dune di sabbia in movimento, si trova sul mar Baltico nella parte settentrionale della Polonia (Voivodato di Pomerania). Słowiński Park Narodowy offre uno dei paesaggi naturali più incantevoli di tutto il continente europeo, perché oltre alle citate dune che lo hanno reso famoso, i laghi e le paludi, spesso spazzate dal vento, creano un paesaggio incantevole. Per raggiungere Leba prendo il treno a Danzica. Per non sbagliarsi, sullo schermo con le indicazioni della stazione occorre prestare attenzione alla dicitura Gdansk, Lebork.  I vagoni sono abbastanza affollati, ma anche se non ho effettuato la prenotazione riesco a trovare un posto a sedere. La distanza in macchina sarebbe di circa 100 chilometri, ma col treno il percorso si allunga.

Łeba

Łeba (pronunciato: Web-ah) è un paese di 3000 abitanti vicino al Lago Łebsko e all’imboccatura del fiume Leba sulla costa del Mar Baltico. Oltre al Parco Nazionale Słowiński con le sue dune di sabbia in movimento a circa 7 chilometri a ovest della città, ci sono numerosi habitat naturali in questa zona, degni di essere visti. È un paese tranquillo. Tradizionalmente ha sempre vissuto di pesca e lo testimoniano ancora alcune abitazioni in   via Kościuszki, e la chiesa dei pescatori del 1683. Le spiagge bianche scintillanti e il Parco hanno un forte richiamo d’estate sulle genti della Polonia e Germania del nord. Nelle sere estive le strade principali  di questo borgo marinaro ospitano   turisti che passeggiano tra i chioschi che vendono pesce, si fermano alle vetrine che espongono ambra. Pesce e ambra. Questi sono i prodotti che hanno permesso a questa gente di vivere nei secoli. Il mar Baltico è uno dei giacimenti più ricchi e di miglior qualità di questa resina fossile. Durante i mesi più freddi, quando la densità dell’acqua raggiunge il suo punto più alto, l’ambra emerge dal fondo del mare e viene portata a riva dalle onde. Qui nei paraggi la vodka è buona e te la danno in mille combinazioni. È la bevanda più richiesta nei bar, e costa poco. È qui che ho soggiornato alcuni giorni, per poter scorgere paesaggi diversi da quelli abituali. Anche se siamo in estate, bastano pochi passi per essere immersi nel silenzio.  Da queste parti osservare all’esterno aiuta all’introspezione.

Parco Nazionale Slowinski

Malgrado ci siamo svegliati presto per andare a fare una colazione e noleggiare due bici, si capisce subito che qui se la prendono comoda. Non c’è fretta.  Un posto per fare una colazione o noleggiare le biciclette prima delle 9 e 30 non lo trovi.  Comunque, prese a nolo le biciclette, la giornata è dedicata a visitare le famose dune mobili e i laghi adiacenti Lebsko e Gardno.  Una comoda stradina attraversa il bosco. Una breve pedalata di un paio di chilometri e si raggiunge Rąbka, l’ingresso del parco con annesso parcheggio. Fatto il biglietto (9 Złoty) ci sono circa cinque chilometri per raggiungere la duna di Lacka. Questo sentiero nella foresta è percorribile a piedi, in bicicletta, oppure ci sono delle navette a motore elettriche che portano alle dune. Noi continuiamo il percorso e prima dell’ingresso alle dune, parcheggiamo la bici per pochi zloty.La foto raffigurante le dune mobili del Parco Nazionale Słowiński Percorriamo quindi qualche decina di metri ed eccoci arrivati davanti ad una parete bianca di sabbia. Saliamo e il paesaggio davanti a noi è completamente mutato. Se dietro c’era una foresta umida e uccelli che ti volteggiavano davanti, ora di fronte, si staglia un deserto. Più si va verso la cima più il vento cresce e ti frusta la faccia alzando la sabbia bianca. Quella che si presenta alla vista per prima è la duna di Łacka Góra. Con un’altezza di 37 metri che può variare di un paio di metri a seconda della stagione dell’anno, è quella che svetta su tutte le altre. Il suo nome è dovuto a Łączki, il villaggio che è stato raggiunto nel 1500 e ricoperto da questo lento, ma incessante movimento di sabbia. Un altro villaggio che è stato fagocitato nel medioevo è quello di Stara Chusta. Anche il destino di Leba è segnato.  La natura ha diverse unità di misura per porre fine alle cose. In questo caso si misura in secoli e millenni.  Fra un migliaio di anni questi cumuli di sabbia, con il loro lento avanzare verso est, riusciranno a raggiungere Leba e a ricoprirla. Lo spostamento di questa massa farà sì che il lago di Łebsko venga inglobato dal mar Baltico. Non tutte queste montagnole avanzano, alcune sono stabili, altre invece si spostano con scarso dinamismo di un metro all’anno. Le otto più grandi sono lunghe fino a 600 m e alte fino a 27 m più esposte al forte vento, vanno verso est ad una velocità di circa tre metri all’anno. I sedimenti eolici sono composti per la maggior parte da granuli di quarzo nel loro procedere, ricoprono lentamente i fusti dei pino.

 

I ripidi fianchi della duna e la velocità del movimento della sabbia influenzano la capacità di sommergere la foresta. Dove l’avanzare delle dune è relativamente rapido, la vitalità degli alberi diminuisce dopo che l’interramento del fusto ha raggiunto l’altezza di circa 2 metri. Qui la pianta ha la perdita dell’ago e approssimativamente la morte giunge dopo 7 anni. Nei luoghi i nvece dove l’attività eolica ha spostato la duna ad una velocità di un solo 1 metro all’anno, l’albero sopravvive in buona salute fino a una profondità di sepoltura di circa 7 metri. Dopo una giornata tra queste montagne di sabbia e il mare con il vento che la capacità spostare nuvole e di trasformare paesaggi interi, ce ne torniamo  al paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda il cibo, è pleonastico consigliare il pesce. Non c’è che l’imbarazzo della scelta dal dorsz (merluzzo), alle sogliole al salmone. Ottimo e in porzioni abbondanti lo si trova ad ogni angolo, da semplici baracche ai ristoranti.  Naturalmente senza trascurare le immancabili zuppe e i pierogi in varie combinazioni (carne, ricotta, spinaci etc…).

Il faro di Stilo

La foto raffigurante il faro di Stilo in PoloniaUn’altra mattina decidiamo di andare a Osetnik a vedere il faro di Stilo. Noleggiamo le biciclette,ma siamo incerti sul percorso. Se il giorno prima per andare a vedere il lago Łebsko e le dune mobili eravamo andati con comodo verso ovest, il faro si trova nella direzione opposta. Qui sorge il dubbio su come raggiungere Osetnik. Se si va attraverso la spiaggia sul mare la distanza è di una decina di chilometri, per la strada asfaltata ventitre, e sedici se si fa un tratto di foresta. Optiamo per il percorso sulla spiaggia. Eccetto tre chilometri gli altri ce li siamo fatti sulla battigia.  Non avendo gomme particolarmente larghe, occorre stare attenti a non andare sulla sabbia, ma anche evitare le onde. Questa è stata una esperienza discretamente dura e formativa. Il mar Baltico anche d’estate è abbastanza freddo e sono in pochi coloro che fanno il bagno. La quantità di persone che stanno in spiaggia non era tanta, e per la maggior parte concentrata in alcuni punti, quindi fortunatamente gli slalom tra le persone erano limitati. Questa spiaggia è semiselvaggia e non commerciale.  All’orizzonte ogni tanto si intravede qualche nave mercantile.  Dopo una discreta fatica ecco svettare tra gli alberi della foresta la sommità del faro di Stilo. Il faro è stato eretto tra il 1904 e il 1906 quando questa zona apparteneva ancora alla Prussia ed è realizzato interamente con elementi in ghisa collegati con bulloni in acciaio. La torre a forma di piramide tronca, dipinta con fasce orizzontali rosse, bianche e nere è alta 33,4 metri e poggia su una massiccia duna di sabbia alta 45 metri. Una volta fatta la stretta scala interna per raggiungere la piattaforma circolare  si apre una splendida vista sulla zona circostante. Un saliscendi di alberi sulle dune della foresta che va all’infinito e dall’altra parte oltre le fitte chiome verdi, il Baltico. Per il ritorno proviamo a passare tra le dune del bosco, ma inevitabilmente, visto che il Gps non funziona, ci perdiamo. Si andava da una parte poi si tornava sui nostri passi. Per eliminare il tarlo dell’insicurezza non rimaneva altro da fare che perseverare ad andare verso nord.  Inevitabile trovare il mare. Passata  una buona mezz’ora ecco la spiaggia bianca semi-selvaggia. Ci fermiamo a riposare e proviamo ad entrare nell’acqua. Non supero il mezzo metro, troppo fredda. Di fronte a noi si erge un palo che sbuca dall’acqua, pare un grosso trespolo messo lì per gli uccelli di passaggio.  No, è l’albero di una nave. Più esattamente è l’albero della West Star che sta lì dal 1970. La nave era partita dal porto di Gdansk con un carico di legname con tutte le intenzioni di arrivare in Gran Bretagna. Il suo viaggio si fermò qui. Fu colta da una violenta tempesta sul Mar Baltico e rimase incagliata e poi il mare la ricoprì. È rimasto fuori solo l’albero. Terminata la sosta si riprende  la pesante pedalata sul bagnasciuga verso Leba.

Per concludere, se  qualcuno cerca un luogo tranquillo e in mezzo ad una natura variegata, questi sono i posti adatti.

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