Ogni epoca ha le sue illusioni, ma questo lo si capisce dopo con lo scorrere del tempo. Sul momento sono certezze. Le nuove chimere soppiantano quelle vecchie, perdendosi in un sorriso di comprensiva superiorità verso l’ignoranza del passato. In attesa che anche quelle attuali vengano seppellite da una risata noi abbandoniamo i nostri convincimenti per fare un passo all’epoca di Rodolfo II d’Asburgo e alle sue illusioni. Questi, che sarà stato un caso ma era bisnipote sia da parte di madre che di padre di Giovanna la Pazza (i genitori erano cugini), trasferì la corte da Vienna a Praga e si attorniò di maghi, alchimisti e astrologi. Questa scelta ha contribuito alla nomea di Praga come città della magia fin dal XVI secolo.
Muzeum miniatur
La bellezza di Praga sta nelle sue eccentricità. Su una collina, un po’ fuori dalla zona turistica, c’è un luogo affascinante e decisamente diverso, il museo delle miniature.
Si tratta di una sola stanza, del resto per contenere miniature è un luogo più che appropriato, ma sufficiente comunque a lasciare stupito e a bocca aperta il viaggiatore. I dettagli di questi piccoli capolavori sono sorprendenti, così come le loro dimensioni. Ne parlo, qui nella pagina della magia di Praga, proprio perché bisogna essere veramente dei maghi per produrre cose del genere. Non è possibile vedere le opere ad occhio nudo. Il museo fornisce lenti d’ingrandimento e microscopi in modo che il visitatore possa vedere tutti i dettagli. Faccio un paio di esempi. Microscopio alla mano puntato verso un ago. L’artefice di questa fatica ha prodotto una decina di cammelli infinitesimali con tanto di beduini dentro alla cruna. Per realizzare questa impresa sono occorsi sette anni. Un altro esempio: un libro di 30 pagine in uno spazio minore di un centimetro quadrato. Queste miniature sono prodotte dell’artista russo, Anatoly Konyenko, costruttore di strumenti per la microchirurgia e artista nel tempo libero. A tanto può arrivare l’ingegno umano.
Questo piccolo museo si trova in Strahovské Nádvoří 11. È aperto tutti giorni dalle 10 alle 17. Il prezzo del biglietto è di 4 euro. Poco distante c’è un monastero e se si avesse la necessità di cambiare euro in corone ceche, lì vicino ci sarebbe un piccolo negozio. Per quel che mi riguarda posso dire che pratica un cambio onesto.
Il Vicolo d’Oro
Il Vicolo d’Oro, conosciuto anche come Vicolo degli Alchimisti fa parte del Castello di Praga. Il Castello è raggiungibile con la linea 22 del tram, in Piazza Hradčany. Per l’esattezza il Vicolo si trova sul lato opposto all’ingresso principale. Inizialmente era stato creato dall’imperatore Rodolfo II per ospitare i suoi arcieri, ma poco dopo la zona fu meta ed abitazione di astrologi, maghi, alchimisti e spesso anche truffatori.
Questa strada del XVI secolo lunga un centinaio di metri e composta da 12 casette è molto conosciuta perché è qui che gli alchimisti ospitati dall’imperatore Rodolfo II hanno lavorato per scoprire la pietra filosofale e svelare il mistero della produzione artificiale dell’oro.
Con l’andare dei secoli, però, le case e la zona si degradarono sempre di più, per cui erano abitate solo da persone che soffrivano di povertà, artisti e intellettuali. Nel dopoguerra fu restaurato e riportato all’aspetto originario.
Nel secolo scorso, nell’abitazione al numero 12 soggiornarono letterati come František Halas e Jaroslav Seifert (vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1984)
Nella casa al numero 14 viveva la famosa cartomante Matylda Průšová che utilizzava il nome professionale di Madame de Thebes (da non confondere con Madame de Thebes che lavorò in Francia). Questa fu la sua residenza e ufficio dal 1914 fino alla sua morte per mano della Gestapo durante la seconda guerra mondiale.
Al numero 22 visse Franz Kafka, ospite della sorella dal 1916 al 1917.
Attualmente alcune abitazioni espongono gli strumenti utilizzati dagli alchimisti e maghi. Al primo piano sopra il vicolo sono messe in mostra le armature medievali e oggetti di tortura di quell’epoca, mentre le restanti casette sono adibite a negozi di souvenir.
Museum of Alchemists
Il motivo per cui Praga è spesso associata all’alchimia e alla magia e si dice che sia addirittura la sede della “Porta dell’Inferno” è dovuto principalmente al fatto che l’imperatore Rodolfo II aveva una passione speciale per l’alchimia e le arti occulte. L’imperatore, perciò, fece venire presso la sua corte numerosi alchimisti, scienziati e medium.
Edward Kelley
Uno dei più famosi tra loro fu l’inglese Edward Kelley, che alla fine del XVI secolo fu invitato alla corte di Praga. Kelley non ci pensò due volte, anche perché in Inghilterra si era fatto una discreta fama di truffatore e ciarlatano. Qui visse nella Casa dell’Asino (con questo nome era conosciuto a Praga il Museum of Alchemists) e allo stesso tempo la utilizzò come laboratorio per cercare di produrre oro artificiale, cosa che non riuscì mai a fare. Oltre a Kelley per alcuni anni visse alla corte anche il matematico, alchimista, astrologo e astronomo John Dee che era stato consigliere di Elisabetta I d’Inghilterra. I due coordinarono i loro studi nel campo dell’alchimia e della magia. Il rapporto di di collaborazione tra i due cominciò a incrinarsi da quando un angelo comparve a Kelley per ordinargli che i due avrebbero dovuto condividere tutto, compreso le mogli. Subito perplesso Dee, fu convinto a cedere dal collega alla volontà divina e Kelley ebbe rapporti con la giovanissima moglie di Dee, Jane, che nove mesi dopo diede alla luce il piccolo Teodorus Trebonianus. L’anno dopo Dee se ne tornò in Inghilterra.
Questo episodio è ricordato nella canzone degli Iron Maiden “The Alchemist” dedicata a John Dee (♪♫…I curse you Edward Kelly your betrayal for eternity is damned…)
Il museo si trova in uno dei quartieri più antichi della città, Staré Město, che rappresenta il cuore medievale di Praga. Ribattezzato “Museo dell’Alchimia e della Magia” è in Jánský Vršek una via leggermente in discesa al numero 8. È impossibile sbagliare, un portone capeggiato da bacheche che lo publicizzano e sopra una data “1546” per dare una patente di antico. È qui che l’alchimista imperiale viveva con la moglie e la figliastra Westonia. È questo il luogo delle famose esplorazioni alchemiche di Edward Kelley alla ricerca dell’Uovo Filosofale con i suoi tre ingredienti: sale, mercurio e zolfo, il primo passo nel processo per ottenere la Pietra Filosofale. Kelley fu accolto con ricompense e terre da parte di Rodolfo, ma col passare del tempo le promesse dello studioso erano sempre maggiori ma i risultati nulli. Le fortune di Kelley, perciò, cambiarono con la stessa rapidità con cui erano arrivate. Kelly fu spesso incarcerato poiché non poteva produrre i segreti alchemici per i quali l’imperatore aveva pagato un caro prezzo. Uscito dal carcere fu tenuto qui agli arresti domiciliari. Malgrado i suoi studi sull’elisir di lunga vita morì a Praga a 42 anni.
Gli strumenti e i misteri della trasformazione dei metalli in oro
In questo laboratorio il visitatore può conoscere gli strumenti e i misteri dell’antica arte che si proponeva la trasformazione dei metalli in oro. Al primo piano, che è soprattutto interattivo, sono esposti approfondimenti e delucidazioni sull’alchimia e personalità ad essa associate. Tra queste c’è Faust, il leggendario personaggio che diede la propria anima al diavolo e al quale sono legate molteplici leggende.
Poi, una volta saliti i 60 gradini su un’antica scala a chiocciola, che si dice che Edward Kelley abbia chiamato la spirale della vita si raggiunge la soffitta. Ed è in questo locale facente le funzioni di sala d’attesa, biblioteca e laboratorio che il mago passava le sue giornate. Nella seconda stanza adibita a laboratorio separato, si possono osservare creazioni di omuncoli, animali da esperimento, fornaci e mantici oltre che animali da esperimento imbalsamati.
Il museo è una fantasiosa rappresentazione teatrale di un laboratorio di alchimia, e mescola fatti ben documentati con leggende e personaggi di cera. La rappresentazione coreografica di quell’epoca si sforza di essere convincente ma gli strumenti e gli oggetti originali sopravvissuti dal XVI secolo sono abbastanza scarsi. La ricostruzione del locale del grande alchimista può essere appropriata e affascinare sia bambini che adulti, ma si nota che la gran parte del laboratorio è priva della patina del tempo. Le ragnatele di plastica e i libri probabilmente di polistirolo tolgono un po’ di poesia al tutto.
La visita guidata è in inglese e dura circa mezz’ora e da buone spiegazioni sugli strumenti presenti e riporta aneddoti su Edward Kelly, Rodolfo II, John Dee e altri maghi.