
Saragozza, l’antica Caesaraugusta
Saragozza, capoluogo della comunità autonoma di Aragona, sebbene sia meno conosciuta di Madrid o Barcellona non delude il viaggiatore. Anzi, delle città spagnole visitate è probabilmente quella da cui me ne sono tornato con un maggior senso di perdita, quasi di rimpianto. Probabilmente l’ubicazione dove alloggiavo, Piazza di Spagna, che dava un forte senso di essere il centro vivo di questa città, ha contribuito a questa sensazione. Avevamo prenotato una camera all’ultimo piano con un grande terrazzo proprio di fianco al Banco de España, nel Casco Antiguo .
Da qui distavamo 500 metri dalla piazza del Pilar da una parte, e 100 metri dal centro commerciale El Corte Inglés nel Paseo de la Independencia. Può sembrare insignificante, ma in certi momenti del pomeriggio da queste parti i centri commerciali possono venire in aiuto per risolvere i problemi del caldo torrido. Questo luogo mi dava la rassicurante impressione di un’oasi dove la gente entrava boccheggiando in cerca di refrigerio per scrollarsi di dosso il sudore. Quella della terrazza all’ultimo piano dell’hotel è stata una scelta felice ed infelice nello stesso tempo. Si poteva vedere la piazza che era il centro vitale della città, soprattutto la notte. ma il caldo di luglio di 2 anni fa, che nel pomeriggio toccava i 44 gradi, faceva sì che malgrado il condizionatore la stanza diventasse un sudario. Fortunatamente il terrazzo era sufficientemente spazioso da mettere i materassi sotto le stelle e dormire fuori.
Giunti in macchina verso sera da Las Bardenas, dovendo restare 6 giorni, abbiamo cercato e trovato un parcheggio gratuito con una certa facilità in Calle Garcia Arista, di fianco al fiume Ebro. Un centinaio di metri e si era al Ponte di Santiago, poi subito sulla sinistra svettavano le guglie della Basilica di Nostra Signora del Pilar e la sua enorme Piazza. La Basilica è praticamente l’emblema della città ed è anche l’esempio perfetto che la cultura cristiana ha lasciato da queste parti. Gli affreschi della sua cupola sono opera di uno dei figli più famosi di Saragozza, Francisco de Goya. A dire il vero, una volta che i suoi schizzi furono approvati, e montate le impalcature, Goya iniziò subito a dipingere. Aveva appena terminato la prima parte del progetto quando il Consiglio della Fabbrica, che dirigeva i lavori del tempio, salì a vedere l’opera, ma quello che trovarono non piacque affatto. Le figure sembravano loro enormi, circa il doppio della grandezza naturale, perché il pittore, aveva ben chiaro che sarebbero state viste da 30 metri di distanza. Il tratto di Goya, inoltre, libero e veloce, vicino all’impressionismo, si scontrava con il gusto classicista dell’epoca. Quindi Goya non dipinse mai più a Pilar. Durante la guerra civile spagnola nell’agosto del 1936 quattro bombe furono sganciate da un aereo repubblicano sulla Basilica, una finì a fianco nel fiume, due entrarono nella chiesa e una cadde sul piazzale. Miracolosamente nessuna di esse esplose.
Il tempio ha un bellissimo aspetto barocco, con un tetto colorato ed enormi torri che si ergono sulle rive dell’Ebro. All’interno si può vedere l’immagine della Virgen del Pilar, soprannominata “la Pilarica”, una delle vergini che suscitano maggiormente la devozione negli spagnoli. Si chiama così perché, secondo la leggenda Maria era comparsa a S. Giacomo seduta su un pilastro rosa. Nonostante la sua importanza, le dimensioni della Virgen del Pilar sono limitate, misura solo circa 36 centimetri, proprio come i nastri colorati che provengono dal manto della Vergine stessa. La basilica si può visitare dalle 8.30 alle 12 e 30, nel pomeriggio dalle 16.30 alle 20.30. L’ingresso alla Basilica è gratuito, mentre occorre il biglietto per il museo Pilarista e l’ascensore della torre.
Plaza de Nuestra Señora del Pilar
Plaza de Nuestra Señora del Pilar è la piazza pedonale più grande d’Europa, dopo la ristrutturazione effettuata nel 1991. Misura 500 metri di lunghezza e 80 metri di larghezza, rendendola un luogo molto frequentato della città. Poco distante oltre alla La Lonja (che nel periodo rinascimentale era luogo di contrattazione commerciale) c’è la Cattedrale del Salvatore che gli aragonesi chiamano Seo. È un luogo con una lunga storia che risale all’epoca romana, quando nello stesso sito si trovava il foro Caesaraugusta. Successivamente, questa fu anche la sede della Grande Moschea di Saraqusta, il cui minareto rimane ancora parzialmente nell’attuale torre. La Seo fu iniziata nel XII secolo, integrando lo stile romanico alla moschea precedente. Nei secoli fu soggetta a rifacimenti e ampliamenti fino al 1704, anno in cui fu collocata la cuspide barocca che corona la torre e nel 1788 vi furono aggiunte le sculture rappresentanti le virtù cardinali.
Vita notturna
La città è coperta da una moderna rete di tram e autobus rendendo estremamente facile spostarsi, in particolare quando fa caldo. La maggior parte degli spagnoli consuma i pasti molto tardi: pranzo verso le 3 e cena verso le 10. Perciò il pranzo “tardivo” consente di avere il tempo per la famosa “siesta” spagnola, fatta durante le ore più calde della giornata. Questo significa che chi ha il coraggio di avventurarsi per la città d’estate dalle 3 alle 6 trova le strade discretamente vuote anche perché i piccoli negozi chiudono dopo le 2 per riaprire più tardi fino alle 9. Comunque, come ho detto, in caso di crisi da caldo rimangono i centri commerciali dove si può tranquillamente passeggiare e scambiare 4 chiacchiere. E’ dopo le 23 che la gente si riversa sulle piazze e i mezzi pubblici si danno da fare a scaricare e caricare gente che va e viene. Sembrano tutti legati a quella piazza e a quella fontana, un universo coeso con espressioni e sfumature del posto. Vanno e vengono con una tranquilla ma determinata sicurezza di chi sa come occupare il tempo. Quello che colpisce, guardando dall’alto di piazza di Spagna è la gran quantità di giovani e soprattutto ragazze che utilizzano il taxi. Il momento topico è verso mezzanotte per poi continuare fino a quando è già spuntato il sole per un nuovo giorno.
Aljafería, residenza per il piacere dei re musulmani
Un vero gioiello è Palazzo dell’Aljafería. Fu costruito nella seconda metà dell’XI secolo come residenza dei re Hudi di Saraqusta chiamato Qasr al-Surur o ‘Palazzo della Gioia’ ed era utilizzato come residenza per il piacere dei re musulmani e riflette lo splendore raggiunto dal regno nel suo massimo momento politico. I Mori crearono questo palazzo meraviglioso, che in seguito fu adattato al gusto (meno sviluppato, sinceramente) dei Re Cristiani.
La Aljafería ha vissuto nei secoli varie vicissitudini e cambiamenti seguendo il gioco delle cose nelle sorti del mondo. Oltre che gioiello della presenza musulmana in Europa è stato recinto fortificato, residenza reale aragonese, sede e prigione dell’Inquisizione, palazzo dei Re Cattolici, caserma e, dal 1987 è la sede delle Cortes d’Aragona. Pur non raggiungendo la grandezza dell’Alhambra di Siviglia la sua architettura è ammirevole con soffitti a cassettoni e i simboli araldici dei re cattolici, stanze e saloni in arte mudejar e rinascimentale. Se si vuole nel prezzo del biglietto si può usufruire della guida ma è piacevole anche fare il giro del palazzo da soli, senza alcuna fretta. In questo palazzo è il vuoto a farla da padrone, e i visitatori sparsi qua e là pare che lo vogliono godere in solitudine, tant’è che ci sono dei veri e propri balletti per rimanere isolati in una stanza o nell’altra. All’interno c’è anche un buon bar ristorante.
Il Mercado Central
Da visitare anche il Mercado Central che è uno dei pochi esempi rimasti di mercati modernisti dell’inizio del XX secolo dell’architettura spagnola. Inaugurato nel 1903, i locali lo chiamano anche Mercato di Lanuza, perché sostituisce il vecchio mercato che svolgeva la sua attività all’aperto fin dal XIII secolo. Si tratta di un vivace mercato moderno, diviso in 74 stand gastronomici pieno di prodotti e specialità dell’arte della cucina aragonese. Ad un passo dal mercato centrale, in Avenida César Augusto, vicino alle mura romane, c’è la statua del fondatore della città, Cesare Augusto, che era stata donata da Mussolini nel 1940.
L’insieme di mura , guglie, piazze, e palazzi sono sufficienti per fare foto, ma la cosa che colpisce di più di questa città è il carattere dei suoi abitanti. Gente aperta e accogliente in maniera gratuita, senza intenzioni. Malgrado la diversità di lingua mentre stai bevendo uno dei loro famosi vermouth in un vecchio bar possono cercare di coinvolgerti parlando della loro delusione che il Real Zaragoza da troppo tempo non è in prima divisione, oppure Jesus, il barbiere, che malgrado i suoi cinquant’anni sta ancora a fantasticare di venire a vivere in Italia. Gli spagnoli sono amichevoli e aperti in genere, però tra una città e l’altra si coglie la differenza. A mio avviso gli abitanti di Valencia sono più chiusi, probabilmente ciò è dovuto al fatto di essere una città di massiccio turismo balneare estivo.